«L’Africa è un Continente troppo grande per poterlo descrivere. È un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchissimo. A parte la sua denominazione geografica, in realtà l’Africa non esiste». Così dopo dieci anni di viaggi, il giornalista Ryszard Kapuscinski ammetteva la resa di ogni categoria occidentale di fronte al grande mistero del cosiddetto “continente nero”.
Dalle grandi esplorazioni per risalire i corsi d’acqua del Nilo e del Congo alle sfide demografiche del futuro, ieri come oggi l’Africa rimane una “frontiera”. Centro di interessi geopolitici, laboratorio di sviluppo sostenibile, focolaio di emergenze umanitarie, piastra di Petri per osservare malattie emergenti. Un luogo unico, dove il rapporto uomo-animale è ancora strettissimo e la tutela ambientale si fa sempre più urgente. Uno spazio complesso che rende l’approccio One Health ancor più essenziale per monitorare il rischio di zoonosi. È su questo confine che corre il futuro del nostro Pianeta: secondo le stime, infatti, nel 2050 un quinto della popolazione globale vivrà nell’Africa subsahariana, 2,3 miliardi di persone.
Una frontiera da studiare e conoscere attraverso prospettive diverse durante l’edizione 2024 di One Health Award “Frontiera Africa” (Teramo, 11-13 ottobre). Perché – come insegna l’approccio One Health One Earth – esiste una Salute Unica per l’intero Pianeta. E la salute del mondo intero dipende dalla salute dell’Africa.
Proprio in questa ottica l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise (Izs) da anni porta avanti progetti di cooperazione nel continente africano. Inoltre, Izs è promotore di Erfan – Enhancing Research for Africa Network, una rete di collaborazione che unisce 19 Paesi partner e 37 istituzioni tra Laboratori veterinari centrali e facoltà di Veterinaria. Proprio dall’esperienza dell’Istituto è nato Silabfa (Silab for Africa), un sistema informativo di supporto all’attività diagnostica di laboratorio, sviluppato e manutenuto dal personale informatico dell’Izs. Oggi è utilizzato da più di 80 laboratori in 30 Paesi. Tra le novità più recenti il progetto Provna per la sorveglianza delle malattie vettoriali non in singoli Paesi, bensì in ecoregioni identificate per condizioni climatiche e ambientali omogenee, e MedNet, programma di supporto agli ospedali della Tunisia per diagnosi, sequenziamento e sviluppo di una piattaforma finalizzata allo scambio di dati sui patogeni, con particolare riferimento alla resistenza antimicrobica (AMR).
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Stefano Bertuzzi è l’amministratore delegato dell’American Society for Microbiology (ASM). E’ stato un senior scientific executive presso il National Institutes of Health (NIH) nell’Ufficio del Direttore dei NIH. Ha inoltre collaborato con la Casa Bianca di Obama allo sviluppo di un sistema informativo per cogliere i benefici degli investimenti scientifici. Bertuzzi ha guidato gli sforzi dell’ASM per affrontare la pandemia SARS-CoV-2. Ciò ha comportato la collaborazione diretta con la Task Force COVID-19 della Casa Bianca, la Food and Drug Administration (FDA) e i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) per aumentare l’accesso alle forniture di test diagnostici e affrontare gli ostacoli ai test sul coronavirus. Bertuzzi ha scritto un editoriale del New York Times e di mBio in cui si sottolinea la necessità di sostenere i laboratori clinici per contenere la pandemia.
Giornalista Tg1
È il Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise (IZS-Teramo), ente sanitario di diritto pubblico che opera a livello regionale, nazionale e internazionale. Ha la responsabilità della pianificazione, del coordinamento tecnico-scientifico e del controllo delle attività dell’Istituto, affronta problematiche di natura gestionale e tecnica in sanità pubblica veterinaria, nei settori della sanità e benessere animale, sicurezza alimentare e tutela dell’ambiente. Sovrintende alle attività di ricerca, cooperazione e assistenza tecnica in Italia e all’estero.
Coordina e assume la responsabilità dei laboratori e centri di riferimento regionali e nazionali, nonché dei centri di collaborazione FAO, Food Agricolture Organisation, e WOAH, World Organisation Animal Health, istituiti presso l’IZS-Teramo.
Co-fondatore di Forza Italia, nel 1994 è eletto per la prima volta al Parlamento europeo, nel 2008 occupa le cariche di commissario per i Trasporti e vicepresidente della Commissione Europea. Nel 2017 viene eletto Presidente del Parlamento europeo. A seguito della fine del suo mandato, diventa vicepresidente del Partito Popolare europeo e assume anche l’incarico di vicepresidente e coordinatore unico di Forza Italia, di cui ora è Segretario Nazionale. Da ottobre 2022 è Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Giovanna Barba Spaeth è responsabile del gruppo FlavImmunity all’Institut Pasteur e coordinatrice del progetto europeo HORIZON, Yellow4FLAVI. Ha completato gli studi universitari in Scienze Biologiche in Italia (Università di Palermo) e si è trasferita in Germania (Università di Mainz) per conseguire il dottorato di ricerca in Immunogenetica. Ha svolto la formazione post-dottorato in Francia (Ospedale Necker, Parigi) e negli Stati Uniti (Washington University, St. Louis). Ha lavorato alla Rockefeller University di New York nel laboratorio di Charlie Rice per studiare il virus dell’epatite C e il virus della febbre gialla. Nel 2005 ha iniziato a lavorare nel laboratorio di Felix Rey all’Institut Pasteur di Parigi.
L’attività principale del suo gruppo di ricerca è studiare l’immunogenicità dei virus da una prospettiva strutturale, con particolare attenzione ai nuovi virus emergenti. Utilizza il vaccino della febbre gialla 17D (YF17D) come modello per comprendere l’ingresso, la maturazione e l’antigenicità dei Flavivirus, concentrandosi sui determinanti molecolari che guidano i cambiamenti strutturali che regolano questi importanti processi.
Sylvain Brisse è professore all’Institut Pasteur e dirige l’unità di ricerca in Biodiversità ed epidemiologia dei patogeni batterici. È anche Direttore dei due Centri di riferimento nazionali francesi responsabili della sorveglianza microbiologica della difterite e della pertosse. Gestisce inoltre la piattaforma BIGSdb-Pasteur per la tassonomia genomica dei ceppi batterici.
I suoi interessi di ricerca comprendono la biologia di popolazione, la genomica e l’evoluzione delle specie microbiche patogene e le loro applicazioni nella sorveglianza epidemiologica, nella diagnostica e in salute pubblica. La sue attività di ricerca sono principalmente volte alla comprensione dei meccanismi di insorgenza della antibiotico-resistenza nei batteri di interesse, tra cui Klebsiella pneumoniae, Bordetella pertussis, Corynebacterium diphtheriae, e ad altri patogeni filogeneticamente correlati. Sviluppa inoltre sistemi di nomenclatura dei batteri per facilitare la comunicazione internazionale sui diversi ceppi emergenti.
Laureata in Scienze e Tecnologie Alimentari presso l’Università degli Studi di Teramo, lavora presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” (IZS Teramo); dal 2014 ed è Ricercatore Sanitario presso il Reparto di Igiene e Tecnologie degli Alimenti.
Si occupa di analisi microbiologiche di campioni di alimenti e tamponi ambientali per la ricerca e numerazione dei principali patogeni alimentari e microrganismi indicatori di igiene di processo. Dal 2017, è coinvolta nelle attività del Laboratorio Nazionale di Riferimento per Listeria monocytogenes relative alla gestione e caratterizzazione molecolare e genomica dei ceppi attraverso metodiche di PCR e PCR real-time e di whole genome sequencing (WGS). È inoltre coinvolta in progetti di ricerca, nell’esecuzione di proficiency test e, come docente, in attività di formazione su Listeria monocytogenes, dall’isolamento alla caratterizzazione del ceppo, in corsi a livello nazionale ed internazionale.
Responsabile della Struttura Statistica e GIS dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” (IZS Teramo). Dirige le attività richieste dai Centri di Referenza nazionali e internazionali che operano presso l’Istituto. La sua ricerca si concentra sui metodi analitici epidemiologici e sull’epidemiologia spaziale delle principali malattie infettive animali, comprese le zoonosi, e sull’identificazione dei fattori che influenzano la diffusione e la persistenza delle malattie trasmesse da vettori. Il suo gruppo di ricerca sviluppa WEB-GIS che forniscono strumenti di sorveglianza e modelling in tempo quasi reale per condividere e analizzare dati e informazioni sulle malattie animali. Gli interessi recenti riguardano l’integrazione di dati telerilevati e metodi di deep learning per produrre sistemi di allerta precoce per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive emergenti e riemergenti. È membro del One Health High Level Expert Panel Term II, il gruppo di consulenza scientifica e strategica per le organizzazioni del quadripartito (FAO, UNEP, OMS, WOAH) nella loro attività di collaborazione sull’approccio One Health.
Medical Doctor, Chief Laboratory of Virology, and the Chief Scientist of the BSL4 Laboratories at the Rocky Mountain Laboratories, NIAID, NIH and a Faculty Affiliate with the University of Montana. He is the laboratory expert on high containment pathogens and serves as a consultant on emerging viruses for the World Health Organization. He has field experience and expertise in outbreak management. His research interest is in the pathogenesis and transmission of emerging viral pathogens, and the development of countermeasures against those pathogens. His major scientific achievements of public health significance are the design and foundation of on-site mobile laboratory support, the establishment of diverse animal disease models, and the development of treatments (e.g. antibodies, polymerase inhibitors) and vaccines (e.g. VSV-EBOV) for emerging/re-emerging viral pathogens.
Monica Maggioni è Direttore Editoriale per l’Offerta Informativa della Rai Radiotelevisione italiana.
Conduce i programmi In mezz’ora e Newsroom (Rai 3 e Raiplay).
È stata Direttore del TG1 da novembre 2021 a giugno 2023, prima donna a ricoprire questo ruolo all’interno della testata.
Giornalista, inviata speciale, scrittrice, documentarista, anchor-woman, è stata Presidente della Rai dall’agosto 2015 al luglio 2018 e Amministratore Delegato di Rai Com dal febbraio 2019 fino al maggio 2020.
Fotografo e filmaker, lavora da anni tra Africa e Medio Oriente. Ha realizzato reportage di guerra, documentari e podcast, è autore televisivo, e ha collaborato con televisioni, radio e magazine internazionali. Ha scritto, tra gli altri libri, “Confessioni di un Trafficante di uomini”, pubblicato in vari paesi del mondo. Insegna alla scuola di giornalismo della Cattolica e al Master di Radio 24. Dal 2019 conduce “Nessun Luogo è Lontano”: l’unico programma di attualità internazionale che alterna zaino e microfono, scarponi e registratore a studio.
Uno dei maggiori e più conosciuti esperti italiani di politica internazionale. Direttore di ASERI (Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali) che ha contribuito a fondare oltre 20 anni fa, è professore ordinario di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica di Milano. Editorialista per Il Foglio, è protagonista del dibattito in molte trasmissioni televisive e radiofoniche.
Da oltre 20 anni lavora sui virus a RNA, tra cui i virus influenzali e i coronavirus. La sua ricerca è sostenuta dal 2007 con fondi provenienti da Centers of Excellence for Influenza Research and Surveillance/Response del NIH/NIAID (National Institute of Health/National Institute of Allergy and Infectious Diseases), e dai fondi diretti dela Repubblica di Singapore (NMRC, MOE) e altre organizzazioni internazionali (NIH/NIAID, DOD, Gates Foundation). Attualmente dirige uno staff di 18 ricercatori che si occupano di virus respiratori umani, malattie infettive emergenti e patogeni veterinari.
Veterinaria epidemiologa lavora nella sede centrale di Ginevra (Svizzera) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dal 2022 come Responsabile tecnico per il MERS-CoV ed altri coronavirus emergenti. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Parassitologia e Salute animale internazionale presso la Libera Università di Berlino, in Germania, e un master in Epidemiologia veterinaria e Salute pubblica presso il Royal Veterinary College di Londra (UK).
Dal 2004 al 2022 la dott.ssa von Dobschuetz ha lavorato per il Servizio di salute animale della FAO per sostenere i Paesi nelle attività di allerta e individuazione precoce, prevenzione e controllo delle malattie infettive degli animali, con particolare attenzione alle zoonosi come l’influenza aviaria, la febbre della Valle del Rift, l’Ebola, MERS-CoV ,e SARS-CoV-2. Ha inoltre sviluppato metodologie e strumenti per la valutazione qualitativa del rischio con un approccio One Health (nell’interfaccia animale-uomo-ambiente), in una collaborazione tra OMS e l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (WOAH).
Laureato come medico veterinario nel 1990, nel 1992 è entrato a far parte del Dipartimento dei Servizi Veterinari come Veterinary Research Officer presso il Central Veterinary Laboratory. Dal 1992 al 1998 è stato responsabile della gestione del programma nazionale di salute degli allevamenti, dei programmi di controllo della mastite e della brucellosi (CA).
Si è specializzato in microbiologia veterinaria e ha conseguito il dottorato nel 2006. Nominato responsabile della ricerca veterinaria nel 1998, ha guidato la ricerca nazionale sulla salute degli animali fino a quando, nel 2007, è diventato vicedirettore dei servizi veterinari, responsabile della diagnostica di laboratorio e della ricerca.
Nel 2020 è stato nominato direttore del Dipartimento dei Servizi tecnici veterinari, responsabile della Sanità pubblica veterinaria, dei Servizi lattiero-caseari, dei Servizi diagnostici di laboratorio veterinari, della Ricerca sulla salute animale e dell’Epidemiologia e informatica veterinaria. Uno dei suoi principali successi come vicedirettore è stata la produzione di tre (3) malattie trasmesse dalle zecche (TBD) in Zimbabwe, in particolare la rianimazione della produzione e distribuzione del vaccino BOLVAC per la teileriosi.
Nel gennaio 2024, il Dr. Makaya è stato promosso a Direttore Capo della Direzione dei Servizi Veterinari dello Zimbabwe e poi è stato nominato Delegato WOAH per il Paese. Carica che ricopre attualmente.
Clarinettista e sassofonista, compositore e arrangiatore.
Diplomato in clarinetto, approfondisce gli studi con il musicista americano Bob Wilber.
Frequenta i Workshop di Bill Smith.
Nell’area newyorkese ha lavorato e registrato a fianco di musicisti quali Kenny Davern, Bob Wilber, Al Casey, Toots Thielemans, George Masso, Dan Barrett, Scott Hamilton, Ken Peplowski, Dick Sudhalter, Bill Crow, Bill Smith, Tony Scott, Leonard Gaskin, Frank Vignola, Howard Alden, Joe Ascione, Evan Christopher, Randy Sandke, Rossano Sportiello, partecipando fra l’altro come ospite speciale ai concerti della Sidney Bechet Society.
Dal 1992 è il clarinettista e sassofonista della band di Paolo Conte con il quale ha suonato nelle più importanti sale da concerto (Olympia, Salle Pleyel, Royal Albert Hall, Philarmonie di Berlino, Chicago Symphony Hall, Montreux Jazz Festival, North Sea Jazz Festival, Jazz Fest Wien, Festival International Jazz Barcelona, Nice Jazz Festival, JVC Jazz Festival N.Y., Umbria Jazz, etc.).
Viene menzionato nel “Dizionario del Jazz” (“Dictionnaire du jazz”) di P.Carles, A. Clergeat, J.Louis Comolli, 2008 A. Mondadori.
Velotti ha inoltre sviluppato la sua vena compositiva in molteplici colonne sonore, spot pubblicitari per la televisione e il cinema: ha collaborato fra gli altri con E. Morricone, N. Piovani, A. Trovajoli.
É stato docente di sassofono jazz al Conservatorio “L.D’Annunzio” di Pescara e di clarinetto jazz al Conservatorio “A.Casella” dell’Aquila.
Si chiude oggi la tre giorni del WOAH Regional Seminar “Vector‑Borne Diseases in the European Region” a Teramo, ospitato dall’IZS Abruzzo e Molise “G. Caporale”!
Dal 25 al 27 giugno, esperti internazionali – dai Capi dei Servizi Veterinari nazionali a delegati WOAH, DG SANTE, ESA, EFSA e WHO – si sono confrontati su malattie trasmesse da vettori come West Nile, Zika, malaria, Bluetongue e Rift Valley Fever.
L’evento ha rappresentato un vero “hub”europeo, dove tecnologie satellitari, politiche sanitarie e reti scientifiche si sono unite per rafforzare la sorveglianza e la prevenzione in un’ottica One Health.
L’IZS di Teramo, con la sua esperienza diagnostica e i laboratori di referenza per Bluetongue (dal 2005), West Nile (dal 2010) e Rift Valley Fever (dal 2023), ha dimostrato ancora una volta il suo ruolo strategico nella tutela della salute animale e umana.
Il Direttore Generale dell’’Istituto, Nicola D’Alterio, conferma … “Accogliere a Teramo questo seminario rappresenta un momento di grande responsabilità e orgoglio per l’Istituto: rafforza il nostro impegno, insieme a WOAH e DG SANTE, nello sviluppo di strumenti diagnostici e predittivi per contrastare le malattie da vettori. Grazie alla nostra esperienza su WEST Nile, Bluetongue e Rift Valley Fever, e all’utilizzo di tecnologie avanzate come l’analisi satellitare e i modelli epidemiologici, l’Istituto è in prima linea nella sorveglianza e nel coordinamento europeo per la tutela della salute animale e umana, in un’ottica One Health”.
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IL SUONO DELLA FORESTA PROFONDA
Il 22 giugno si è celebrata la Giornata mondiale delle foreste pluviali. Un'ecosistema da proteggere e difendere anche conservandone le sonorità uniche al mondo. È la missione del compositore e ricercatore David Monacchi, ospite di One Health Award 2024 per raccontare il progetto Fragments of Extinction. Da decenni esplora e registra la musica della natura: voci di ecosistemi millenari, intatti e pulsanti di vita da custodire e riprodurre nella sua Sonosfera.
“Utilizziamo tecnologie tridimensionali molto avanzate, con sensori e microfoni ad altissima qualità audio. Questi strumenti ci permettono di mappare l’intero spazio acustico della foresta: non solo i suoni con le loro durate e timbri, ma anche soprattutto la direzione, distanza e dimensione di ogni singola sorgente sonora. Recentemente siamo riusciti a registrare, per la prima volta al mondo, con un sensore 3D a 64 microfoni simultanei, capace di cogliere i suoni provenienti da ogni direzione e ricostruire l’intera prospettiva acustica con una precisione mai tentata prima. Questo ci permette di ricreare fedelmente l’intero ambiente sferico e, vista la qualità altissima, ascoltare simultaneamente suoni che provengono anche da chilometri di distanza, come ad esempio i richiami a bassa frequenza della megafauna africana”.
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NEL CAVEAU DELLA BIOINFORMATICA ITALIANA
La sorveglianza sanitaria si basa su un patrimonio di informazioni e sulla piattaforma informatica per classificarli, analizzarli e riconoscerli. In una sola parola, GENPAT, un patrimonio di IZS Teramo a servizio di tutta l'Italia: parola di Adriano Di Pasquale.
“Nel 2017, l’IZS Teramo è stato designato dal Ministero della Salute Centro di Referenza Nazionale per il sequenziamento del genoma intero di patogeni microbici: database e analisi bioinformatica (CRN GENPAT).
Dal 2019, una piattaforma bioinformatica nazionale, denominata piattaforma GENPAT [GNP], è operativa per raccogliere, condividere e analizzare sequenze genomiche di microrganismi patogeni e i relativi metadati.
Un modulo popolare della piattaforma è il “modulo di sorveglianza”. Ogni volta che viene caricato un nuovo campione, questo viene confrontato genomicamente con tutti quelli della stessa specie presenti nella piattaforma, segnalando agli stakeholder eventuali avvisi e warning di interesse.
Il modulo è stato configurato per diversi patogeni, tra cui Listeria monocytogenes e West Nile Virus, gestendo gli strumenti bioinformatici per il confronto genomico specifici per batteri e virus.
Nel tempo, la piattaforma è stata ulteriormente estesa con altre pipeline bioinformatiche. In particolare, durante la pandemia di COVID-19 è stato sviluppato e pubblicato un nuovo approccio per l’analisi di clustering dei genomi di SARS-CoV-2.
Inoltre, a seguito di studi di Machine Learning condotti sui dati genomici da IZS Teramo, i modelli addestrati sono disponibili nella piattaforma come strumenti di previsione del fenotipo dei patogeni in esame. Gli stessi strumenti sono stati utilizzati nel recente focolaio di Dengue in Italia”.
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L'AI PROTEGGE (ANCHE) I DELFINI
Valentina Melli, ricercatrice in Tecnologie della pesca all'Università Tecnica della Danimarca (DTU Aqua), racconta il progetto 'Marine Beacon' che utilizza l'Intelligenza Artificiale per proteggere le specie a rischio durante le attività di pesca nel Mare del Nord.
“Ogni anno in Europa, migliaia di cetacei, tartarughe, squali e uccelli marini finiscono accidentalmente nelle reti da pesca. Il problema è causato da un insieme complesso di fattori, tra cui l’attrazione di queste specie verso le reti per predare i pesci che vi sono impigliati. Ad esempio, i delfini comuni nel Golfo di Biscaglia e i tursiopi nel Mar Mediterraneo sono soliti seguire i pescherecci e nuotare di fronte alle reti a strascico, per sfruttarne la capacità di condensazione del banco di pesce e facilitare così il processo di predazione. Sfortunatamente, e per cause non del tutto chiare, questo comportamento porta alla periodica cattura accidentale di individui, che una volta intrappolati nella rete annegano prima che i pescatori si rendano conto dell’accaduto. Per affrontare questa sfida e ridurre le catture accidentali, il progetto Marine Beacon (marinebeacon.eu), finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Horizon Europe, si propone di sviluppare soluzioni tecnologiche all’avanguardia. Uno dei primi passi fondamentali di questo progetto è la raccolta di dati estensivi sui fattori di rischio che portano alle catture accidentali e sulle aree o periodi a maggiore rischio di interazione tra specie protette e attività di pesca. Questo richiede non solo di riportare le catture accidentali, ma anche di chiarire con che frequenza e in che modo i delfini interagiscono con le reti a strascico. Per questo motivo Marine Beacon impiega tecnologie di osservazione subacquea (videocamere e idrofoni) che possono essere installate direttamente sulle reti commerciali senza interferire con le attività di pesca. Una volta integrate con i sistemi di bordo delle imbarcazioni, queste tecnologie daranno modo ai pescatori di ricevere informazioni in tempo reale sulla presenza e posizione dei delfini durante le attività di pesca. Ma innanzitutto è necessario che queste tecnologie siano in grado di distinguere accuratamente i delfini da altri organismi o dai componenti stessi delle reti da pesca. Ed è qui che entra in gioco l’Intelligenza Artificiale (IA). L’Università Tecnica della Danimarca (DTU Aqua) è tra le Istituzioni all’avanguardia nell’uso dell’Intelligenza Artificiale applicata alla pesca sostenibile. I ricercatori della sezione di Tecnologie della Pesca hanno sviluppato e validato nel Mare del Nord un sistema in grado di riconoscere, contare e misurare in tempo reale le specie commerciali che entrano nella rete a strascico. Questo sistema si è dimostrato di interesse ai pescatori, in quanto consente di pescare efficacemente specie di valore come gli scampi, ma al contempo di evitare la cattura accidentale di specie in declino, come il merluzzo nordico”.
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VERSO L'INFINITAMENTE PICCOLO
Microscopi elettronici, campioni vitrificati, fasci di elettroni e algoritmi: il viaggio nell'infinitamente piccolo per comprendere - tra le tante applicazioni - i meccanismi di formazione dei virus e la loro interazione con le cellule ospiti. Alessio Lorusso, virologo dell’IZS di Teramo, ci porta nel mondo di Cryo-EM (da One Health Journal #7 “Tecnologia”).
“La microscopia crioelettronica (cryo-EM) rappresenta una delle tecniche di imaging più rivoluzionarie e sofisticate della biologia strutturale moderna, consentendo di ottenere immagini ad altissima risoluzione di macromolecole biologiche, in condizioni quasi fisiologiche. Grazie ai progressi tecnologici raggiunti negli ultimi decenni, la cryo-EM si è affermata come valida alternativa alla cristallografia a raggi X e alla risonanza magnetica nucleare (NMR), offrendo un approccio innovativo per lo studio di proteine, virus e complessi molecolari. La vera rivoluzione che ha portato all’avvento della microscopia crio-elettronica si è verificata negli anni ’80, con l’introduzione della “vitrificazione”. Questo processo ha permesso di congelare i campioni in maniera quasi istantanea e senza formazione di cristalli di ghiaccio, garantendo, in questo modo, la possibilità di visualizzare strutture biologiche senza danneggiarle e a risoluzioni precedentemente inimmaginabili. L’approccio della tecnologia cryo-EM si basa sull’utilizzo di un microscopio elettronico per osservare campioni biologici congelati rapidamente in azoto liquido o etano. Questo processo impedisce la formazione di cristalli di ghiaccio che potrebbero danneggiarne la struttura e alterarne la conformazione. Dopo il congelamento, il campione viene esposto a un fascio di elettroni ad alta energia, che interagisce con le molecole biologiche generando immagini bidimensionali (2D). Migliaia di queste immagini vengono poi elaborate con sofisticati algoritmi di ricostruzione computazionale al fine di ottenere un modello tridimensionale (3D) dettagliato del campione in esame”.
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IL “NUOVO” LEONARDO
Non c'è ricerca senza un'enorme potenzialità di calcolo. Da sempre, in Italia, la storia dell'High Performance Computing (HPC) si intreccia con Cineca. A raccontarlo su One Health Journal #7 (“Tecnologia”) è Cristiano Padrin, Senior HPC Application Engineer del Consorzio.
Ecco come ci presenta il “nuovo Leonardo”, il supercomputer che lavora tra le mura del Tecnopolo di Bologna. Uno dei dieci più potenti al mondo, capace di elaborare 240 milioni di miliardi di calcoli al secondo. Esatto: 240.000.000.000.000.000 di calcoli.
“La storia dell’HPC in Italia è strettamente intrecciata con quella del CINECA. Nato nel 1969 dalla visione di quattro atenei italiani che si unirono per dotarsi di un supercalcolatore dedicato alla ricerca scientifica, il Consorzio si è evoluto fino a comprendere oggi 120 enti pubblici, tra cui il ministero dell’Università e della Ricerca e il Ministero dell’Istruzione e del Merito, tutte le università pubbliche e i maggiori enti di ricerca nazionali.
Questa evoluzione riflette la crescente importanza del calcolo ad alte prestazioni e dell’innovazione nel panorama scientifico e tecnologico.
CINECA non si limita a gestire la principale infrastruttura di calcolo del nostro Paese, ma svolge un ruolo attivo nel plasmare il futuro della ricerca computazionale.
Oggi, il sistema Leonardo, ospitato e gestito dal CINECA presso il Tecnopolo di Bologna, rappresenta una delle punte di diamante del supercalcolo europeo.
L’infrastruttura pre-exascale è stata realizzata grazie al finanziamento congiunto del ministero dell’Università e della Ricerca e di EuroHPC JU, con un investimento totale di 240 milioni di euro.
Leonardo è entrato inizialmente al quarto posto nella classifica dei supercomputer più potenti al mondo nel 2022, e si posiziona oggi tra i dieci supercomputer più potenti al mondo, con una potenza di picco di oltre 240 petaflops, ovvero è capace di eseguire 240 milioni di miliardi di calcoli al secondo. Per dare un’idea della sua potenza, in un solo secondo il sistema può effettuare lo stesso numero di operazioni che tutti gli abitanti della Terra, eseguendo un calcolo al secondo, impiegherebbero un intero anno a compiere".
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LA SALUTE DALLO SPAZIO
Prevenire il diffondersi delle epidemie grazie all'uso dei satelliti. È uno degli obiettivi di ESA - European Space Agency e del progetto AIDEO: a illustrarlo Stefano Ferretti su One Health Journal.
“Le minacce alla salute pubblica stanno diventando sempre più complesse, ma la disponibilità di dati satellitari, la crescente capacità di calcolo e il potenziale ancora inespresso dell’intelligenza artificiale stanno aprendo nuove prospettive.
Questi strumenti offrono opportunità concrete per sviluppare sistemi di allerta precoce e supportare le autorità nelle decisioni strategiche. Il progetto AIDEO ha esplorato come l’intelligenza artificiale possa essere applicata ai dati di Osservazione della Terra per migliorare la comprensione e la previsione della Febbre del Nilo Occidentale (WND, una zoonosi trasmessa da vettori virali che si è diffusa in diverse regioni.
Per analizzare la diffusione del virus del Nilo occidentale, i ricercatori hanno utilizzato dati satellitari, tra cui l’umidità del suolo rilevata dal programma Copernicus (Soil Surface Moisture, SSM), la temperatura della superficie terrestre (Land Surface Temperature, LST) e l’indice di vegetazione (Normalized Difference Vegetation Index, NDVI), che indica lo stato di salute della vegetazione. Questi dati, raccolti dal sensore MODIS a bordo dei satelliti Terra e Aqua della NASA, sono stati integrati in un sistema strutturato e confrontati con le segnalazioni di focolai registrate nel Sistema Nazionale di Notifica delle Malattie Animali (SIMAN) nei 160 giorni precedenti ogni infezione segnalata.
Poiché i dati satellitari grezzi possono presentare lacune dovute a fattori come la copertura nuvolosa, c’è stata una prima elaborazione per ottenere una risoluzione di 250 metri. Le segnalazioni veterinarie sono state poi trasformate in mappe, suddividendo le informazioni in unità spaziali di 250 metri e intervalli temporali di 16 giorni. Questi dati sono stati usati per addestrare un modello di intelligenza artificiale con l’obiettivo di rispondere a una domanda chiave: sulla base delle condizioni climatiche e ambientali precedenti, qual è la probabilità che il virus del Nilo occidentale circoli nei successivi 16 giorni?"
Lo studio, pubblicato di recente, ha utilizzato dati degli anni 2017, 2018 e 2019 per addestrare, validare e testare il modello, ottenendo un’accuratezza complessiva di 0,84 nel test dell’epidemia del 2019.
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🌍🔬 Nasce a Teramo il Polo Nazionale e Internazionale per l'Alta Formazione in One Health
l'Università degli Studi di Teramo (UNITE) e l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise “G. Caporale” (IZS-TE) hanno avviato il progetto SCALARE, finanziato con 5 milioni di euro dal Dipartimento per le Politiche di Coesione e per il Sud. Questo progetto mira a creare un polo di eccellenza per la formazione e la ricerca in ambito One Health, unendo salute umana, animale e ambiente.
🎓 Opportunità per i Giovani Ricercatori
Sono aperte le candidature per 12 borse di dottorato (ciclo XLI), con scadenza il 6 giugno.
I progetti spaziano dalla crio-microscopia elettronica allo sviluppo di vaccini innovativi, passando per la proteomica applicata alla sicurezza alimentare.
Ogni dottorato prevede co-supervisioni tra UniTe e IZSAM, con esperienze di mobilità nazionale e internazionale.
🌱 Un Futuro Sostenibile e Interdisciplinare
SCALARE si distingue per un approccio innovativo e interdisciplinare, affrontando sfide emergenti in sanità animale, sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale.
La missione è formare una nuova generazione di ricercatori pronti a contribuire alla salute globale.
🔗 Scopri di più e candidati
👉 Link alla pagina web dedicata al progetto SCALARE
unitedoc.it/uni-izsam
👉 Link alla call delle 12 borse di dottorato
www.unite.it/UniTE/Ricerca/Dottorati_di_ricerca/Bando_di_concorso_per_l_ammissione_a_corsi_di_dot...
#OneHealth #Ricerca #Formazione #Innovazione #Teramo #UniTe #IZSAM #SCALARE #SaluteGlobale #Ambiente #SanitàAnimale #SicurezzaAlimentare UniTe / Università degli Studi di Teramo ... See MoreSee Less
Giuliano Garofolo dell'IZS di Teramo racconta su "One Health Journal" il campo di studio più attuale nel campo dell'ingegneria genetica. Una rivoluzione nascosta dietro una sigla, CRISPR, l'ultima tappa nel lungo viaggio dell'editing genetico.
“Sebbene il nome possa sembrare complesso, CRISPR è oggi la tecnologia di editing genomico dominante nei laboratori di tutto il mondo, grazie alla sua efficienza, precisione e versatilità. Nota come “forbice molecolare”, permette di manipolare facilmente il DNA di tutti gli esseri viventi, sia semplici che complessi, come non è mai stato possibile finora. Il sistema sfrutta due semplici elementi: acidi nucleici ed enzimi con attività nucleasica, il più famoso dei quali è Cas9.
Questi elementi, utilizzando il semplice principio dell’accoppiamento di basi nucleiche del DNA descritto da Watson e Crick, stanno rivoluzionando la ricerca biomedica e l’ingegneria genetica. A poco più di dieci anni dalla sua scoperta, CRISPR sta già trasformando la medicina, offrendo possibilità terapeutiche precedentemente impensabili. L’impatto è già evidente nel trattamento delle malattie genetiche grazie a cure innovative
in grado di modificare la vita e il destino di molti pazienti.
L’esempio dell’anemia falciforme è emblematico: dalla dimostrazione dell’uso di CRISPR per la correzione delle copie errate del gene hbb si è arrivati all’approvazione della cura da parte della FDA (Food and Drug Administration) negli Stati Uniti.
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